In Italia abbiamo un problema: non ci sono abbastanza case per anziani. E in questo vuoto rischiano di infilarsi grandi gruppi stranieri, in particolare francesi, specializzati nel settore delle Rsa, le residenze sanitario-assistenziali, come vengono chiamate oggi le case di cura. Nel nostro Paese, come rivela uno studio realizzato dall’Isimm ricerche di Roma, sono attualmente disponibili solo 287.685 posti letto per anziani, contro gli oltre 900 mila della Germania o i 600 mila della Francia. Con 18,3 posti letto ogni mille residenti over 65, l’Italia si trova così al quart’ultimo posto nella classifica Ocse e ben al di sotto della media europea. Eppure nel 2050 un terzo degli italiani (21,8 milioni) saranno over 65, mentre il 10 per cento dell’intera popolazione sarà addirittura formato da over 80. Risultato: secondo l’Isimm entro il 2040 l’offerta dovrà aumentare di altri 60.400 letti. Anche se va considerato che la mappa delle Rsa è a macchia di leopardo: in alcune regioni, come il Piemonte, l’offerta è sufficiente, in altre è deficitaria. «Il Nord Italia» dice Massimo Blasoni, fondatore di Sereni Orizzonti, «ha circa 29 posti letti per mille residenti over 65, contro una media nazionale di 18 posti letto e un Mezzogiorno con soli 15 posti letto. C è ancora molto spazio per crescere, anche al Nord: in Germania sono a quota 54 posti letto ogni mille anziani e hanno ancora bisogno di case».
Ma chi può realizzare nuove strutture in Italia? Non certo lo Stato o le Regioni: oggi dei quasi 290 mila posti letto presenti in Italia il 45 per cento sono di proprietà pubblica ed è improbabile che il loro numero aumenti vista la dimensione già abnorme della spesa sanitaria. Un altro 35 per cento delle case è gestito da soggetti privati non profit (come organizzazioni religiose) con risorse tendenzialmente limitate. Il restante 20 per cento appartiene invece agli operatori del privato. Saranno loro a ricoprire il ruolo di assoluti protagonisti del settore, come sottolinea lo studio dell’Isimm, replicando quanto già accaduto in Germania, Francia e Belgio dove si sono sviluppate grandi realtà di portata europea con decine di migliaia di posti letto. Del resto le strutture private vengono costruite senza soldi pubblici e, come ricorda Blasoni, «permettono allo Stato di risparmiare, evitando ricoveri inutili e costosi negli ospedali».
In Italia, secondo i dati raccolti dall’Isimm, i due principali gestori privati del settore sono Kos Care (controllata da Cir e dal fondo F2i Health care di Cassa depositi e prestiti, presente sul mercato col marchio Anni Azzurri) e Sereni Orizzonti, entrambi con circa 5.300 posti letto. A seguire tre gruppi legati alla Francia: Korian (4.600 posti letto), Orpea Italia (1.980), entrambe controllate da capitali transalpini, e La Villa (1.940), partner della società Maisons de famille. Poi ci sono le società Gheron (1.730) ed Edos (1.374) e infine altre aziende che gestiscono meno di mille posti letto ciascuno. «Nel settore prevale ancora una proprietà parcellizzata fatta di centinaia di gestioni mono-aziendali e spesso familiari ma l’esigenza di realizzare economie di scala sta portando ad aggregazioni» si legge nello studio. «Le unioni portano economie di scala e servizi migliori» conferma Giuseppe Vailati Venturi, amministratore delegato del gruppo Kos. «Nel nostro caso, gestiamo direttamente le Rsa e formiamo costantemente i 2 mila collaboratori di Anni Azzurri, tutti assunti».
In fortissimo sviluppo è la società Sereni Orizzonti dell’imprenditore friulano Blasoni: nel 2018 è cresciuta di 1.180 posti letto, in parte attraverso acquisizioni ma soprattutto con la costruzione di nuove residenze. Quasi un’inaugurazione al mese. «Puntiamo nel giro di tre anni ad arrivare a 10 mila posti letto, raddoppiando la nostra offerta» spiega Blasoni. «Stiamo crescendo nel Centro-Nord ma anche in altre regioni come Lazio e Sardegna». Attualmente Sereni Orizzonti occupa quasi 3 mila dipendenti in 80 Rsa distribuite in tutta Italia ma anche in Spagna e Germania. Nel biennio in corso il gruppo sta investendo oltre 200 milioni di euro in nuove strutture. Nel 2018 sono cresciute anche Orpea Italia (469 nuovi posti letto), Kos Care (200) e Korian Italia (80). Insomma, un grande risiko combattuto a colpi di strutture che possono raggiungere i 200 posti letto, spesso cedute ai fondi immobiliari che poi le affittano ai gestori. Tanto che l’acquisto di Rsa è uno dei maggiori canali di investimento per i fondi vista anche la stagnazione del mercato residenziale.
Ma quanto costa ospitare un anziano in queste strutture private? Nel regime di libero mercato l’offerta si attesta su una media di circa 80 euro giornalieri ma può toccare anche il picco dei 180 euro richiesti nel centro di Milano. In generale le Rsa più care sono quelle che prendono in carico persone con livelli crescenti di non autosufficienza. Il dato è legato anche alla dimensione delle strutture: a costare di meno è il soggiorno in quelle di piccole dimensioni, che spesso erogano servizi assistenziali medio-bassi e sono prevalentemente distribuite nel Mezzogiorno. Tariffe comunque in genere elevate che non sono alla portata di tutti e che costringono ogni anno migliaia di italiani, soprattutto donne, a lasciare il posto di lavoro per accudire personalmente i propri cari, non avendo la possibilità di pagare la retta di una Rsa: per questo Vailati Vanturi di Kos sostiene che le persone dovrebbero attrezzarsi per tempo ad affrontare la vecchiaia stipulando polizze assicurative specifiche, che però oggi non godono di incentivi da parte dello Stato. «La retta varia a seconda del sostegno offerto dalle singole Regioni» aggiunge Blasoni. «In futuro però bisognerà seguire il modello tedesco, basato sul sistema mutualistico, che si fa carico di parte delle rette delle case per anziani».